Italgelatine e acido solfidrico: riflessioni e analisi di un cittadino albese

SI DICE INQUINAMENTO MA LO CHIAMANO PROGRESSO

Nelle ultime due settimane avevo difficoltà a respirare. Sono un soggetto asmatico fin da bambino, ma oggi grazie allo sport e a un’attenzione costante non soffro di alcun problema particolare. Eppure, parlando con alcuni compagni albesi, ho capito che non ero il solo negli ultimi giorni con questa difficoltà. Altre persone – perlopiù con trascorsi clinici simili ai miei – riportavano fatica nell’inspirazione o una leggera occlusione bronchiale.

Negli stessi giorni, l’odore nauseante proveniente dall’impianto Italgelatine di Santa Vittoria d’Alba occupava Alba e tutto il circondario. Per molte settimane a intermittenza si respirava il caratteristico odore di uova marce che, come spiegavano i giornali locali, è dovuto all’acido solfidrico (H2S) detto anche idrogeno solforato. Istituzioni come Arpa Piemonte e l’Asl Cn2 si sono affrettate a dichiarare che non esiste nessun pericolo, che le concentrazioni sono troppo basse per causare danni. Senza parlare dell’azienda, che minimizzava e rassicurava.

Ma qualcosa non mi tornava. Anche perché le istituzioni – un tavolo tecnico formato da molti comuni della zona – si sono riunite a inizio aprile per discutere la situazione. Non mi sembrava normale. Perché la politica locale si mobilita se non sussiste alcun pericolo? Inoltre, come apparso sui giornali locali, esistono pareri discordanti. Uno startupper che si occupa di qualità dell’aria ha spiegato sulle pagine di un settimanale che nello stabilimento, tanto è forte la puzza, i dipendenti d’inverno devono tenere le finestre aperte in modo da garantire il ricircolo. Peraltro, per quanto riguarda le rilevazioni effettuate da Arpa, lo startupper osservava come le soglie massime consentite dalla legge di acido solfidrico nell’aria siano molto “benevole”, ovvero non severe in Italia – in modo da consentire ampi margini di operatività alle aziende. Insomma, bisognava approfondire.

Cercando su internet sono perciò incappato in uno studio di due studiosi di università californiane, Maria Rita D’Orsogna e Thomas Chou (2010). Nell’introduzione il testo cita: “L’H2S, classificato ad alte concentrazioni come veleno, a basse dosi può causare disturbi neurologici, respiratori, motori, cardiaci e potrebbe essere collegato ad una maggiore incorrenza di aborti spontanei nelle donne. A volte questi danni sono irreversibili. Da risultati recentissimi emerge anche la sua potenzialità, alle basse dosi, di stimolare la comparsa di cancro al colon”.

Ecco gli effetti dell’H2S a varie concentrazioni in aria:

  • Soglia dell’ attivazione dell’ odorato: 0.05 ppm (parti per milione)
  • Odore offensivo: 3 ppm
  • Soglia dei danni alla vista: 50 ppm
  • Paralisi olfattoria: 100 ppm
  • Edema polmonare, intossicazione acuta: 300 ppm
  • Danni al sistema nervoso, apnea: 500 ppm
  • Collasso, paralisi, morte immediata: 1000 ppm

I modi con cui l’H2S entra nel corpo umano sono tre

  1. per inalazione attraverso i polmoni;
  2. per via orale, specialmente dalla digestione di sostanze contaminate assorbite nel tratto intestinale, prima fra tutte l’acqua;
  3. attraverso la pelle

Proseguono gli autori: “A volte gli effetti possono anche essere lievi, come i danni agli occhi. Una delle conseguenze più comuni di una esposizione all’H2S è l’irritazione degli occhi, anche ad esposizioni basse. Fra i sintomi più comuni: lacrimazione, congiuntiviti, bruciori, sensibilità alla luce ulcerazione e mancanza di messa a fuoco”.

I bruciori agli occhi e al naso, tosse mal di testa possono iniziare già alla soglia di 0.0057 ppm con esposizione cronica e collettiva (proprio come avvenuto ad Alba).

Ma l’elemento più preoccupante è quello legato ai soggetti deboli, ad esempio bambini e anziani – che ovviamente risultano più vulnerabili.

Spiegano gli autori dello studio: “I bambini sono più vulnerabili degli adulti agli effetti dell’H2S perché respirano più velocemente inalando maggiori quantità di sostanze inquinanti. Ad esempio un neonato respira, in percentuale relativa al proprio peso corporeo, il doppio di un adulto. I bambini inoltre trascorrono molto più tempo degli adulti negli spazi esterni, ed in genere le loro attività di gioco e di sport richiedono grandi quantità di ossigeno che li portano a respirare a tassi più elevati che se fossero in condizioni di riposo. I loro corpi sono inoltre meno maturi di quelli degli adulti e per questo sono più vulnerabili agli attacchi di sostanze tossiche in generale. Infine, poiché esistono forti legami fra possibili danni neurologici e l’H2S, e visto che la fase più importante di sviluppo del cervello avviene durante l’infanzia, i danni neurologici collegati all’esposizione da H2S hanno la potenzialità di durare tutta la vita”.

Poi la correlazione con i tumori: “Finora i dati presenti nella letteratura medico-scientifica non sono sufficienti a stabilire un legame quantitativo fra esposizione all’H2S ed il cancro, a causa di una insufficienza di studi. Molto recentemente però è stata presentata la possibilità di correlazione fra esposizione all’H2S e l’insorgenza di danni al DNA. Queste sono le “molecole della vita” che includono in se il codice genetico di ciascun essere umano. I danni al DNA vengono chiamati “mutazioni a livello genetico” e sono spesso legati all’insorgere di tumori. Questi studi sono di recentissima pubblicazione (2006, 2007) e ulteriori studi saranno necessari per quantificare gli effetti dell’H2S sul possibile insorgere di malattie tumorali. In natura, o molto pi`u spesso per sintesi chimica, vi sono alcune sostanze, dette carcinogeniche che causano l’insorgere del cancro. Per queste sostanze la correlazione fra l’esserne esposti e lo sviluppo di masse tumorali è stato provato in maniera inconfutabile”.

Infine, “effetti tossici dell‘H2S sono presenti anche sugli animali con effetti simili a quelli riportati per l’uomo. Alcuni studi mostrano una potenziale correlazione fra modifiche neurologiche e anatomiche in topi da esperimento in seguito all’esposizione all’H2S”.

E l’amara conclusione. Dicono gli autori riprendendo il rapporto ufficiale delle Nazioni Unite: “a causa dei gravi effetti tossici dovuti all’esposizione alle alte concentrazioni di H2S per brevi periodi di tempo, qualsiasi tipo di contatto con questa sostanza deve essere evitato”.

La vera domanda che dobbiamo porci è: perché le aziende continuano a operare indisturbate, senza rendere conto alla cittadinanza con dati specifici invece che con generiche dichiarazioni di rassicurazione?

Perché le merci e i prodotti continuano ad essere mitizzati e considerati “al centro” a discapito delle persone e della loro salute? Perché la politica non interviene? Dobbiamo far sentire la nostra voce. Se anche esistesse una sola probabilità su mille che lo studio riportato avesse ragione (ed esiste eccome questa probabilità, utilizzando il buonsenso e la ragionevolezza), dovremmo indignarci per come enti ufficiali abbiano “liquidato” la questione in modo sbrigativo e soprattutto i vertici aziendali si dimostrino, ormai da decenni, insensibili al danno prodotto nella popolazione. Che nel migliore dei casi è un danno sulla qualità della vita (un odore insopportabile e di uova marce che infesta l’aria di chi abita attorno allo stabilimento e di tutto il territorio circostante), ma più presumibilmente crea riniti, infiammazioni, danni ancora ignoti ai soggetti deboli, forse danni neurologici o peggio.

Ancora una volta, il modello economico e produttivo che tutti danno per scontato manifesta tutta la sua pericolosità e insostenibilità per una qualità di vita adeguata. I suoi frutti risultano velenosi per gli esseri di questo pianeta, noi compresi. E spesso, chi si gonfia le tasche deturpando la Terra e la natura, chiama questo processo di distruzione col nome di progresso. In realtà a conti fatti, altro non che è sovrapproduzione volta al profitto e allo sfruttamento – inquinamento che costantemente si propaga.
Rompere il silenzio, al fine di realizzare un futuro alternativo, ecosostenibile e rispettoso nei confronti di qualsiasi essere vivente – un mondo in cui si produca e si costruisca solo il necessario.