Sull’inquinamento ad Alba, cosa blaterano i giornali?

Colmi d’ottimismo inaspettato, nell’ultima settimana i giornali locali hanno esultato, gioito e cantato vittoria – il motivo?
“L’aria di Alba è mai stata così pulita”, dicono – “Bravi i cittadini, brave le istituzioni bravi tutti”, fanno intendere – “continuiamo così”, suggeriscono .
Tuttavia addentrandosi negli articoli (aldilà dei positivissimi titoloni) si scopre uno scenario drammatico dai toni fiduciosi, ma dai contenuti catastrofici:  il 2018 è stato il primo e unico anno in cui la città di Alba ha rispettato i limiti prestabiliti dalle convenzioni europee riguardanti l’emissione di pm 10 (ovvero micro particelle dannose per la salute e per l’ambiente, provocatrici di malattie quali il cancro).
Ecco ora la notizia letta dal nostro punto di vista: da 16 anni (cioè da quando sono iniziate le rilevazioni antismog) la “nostra aria” risulta malsana. Oggi va meno peggio: ‘solo’ 33 giorni di sforamento.
Non a caso chiunque s’accorge che in città il numero di automobili e il traffico aumentano esponenzialmente – inoltre le maggiori aziende e multinazionali della città si vantano di aumentare il proprio fatturato annuo ; ciò significa maggiore produzione, trasporto  e spostamento, perciò più smog, più plastica, più scarichi e reflui – distruzione di animali, piante e biodiversità, malattia per l’essere umano. (Chiarimento: se anche le aziende in questione producessero la maggiore parte dei propri prodotti altrove, il problema persisterebbe – perché la nostra città non possiede una cupola protettiva o isolante e i problemi della terra e degli ecosistemi coinvolgono ogni essere vivente) . Il dato da analizzare non può riguardare una dimensione locale, bensì mondiale. Infatti ascoltando il parere di alcuni esperti metereologi (vedi Luca Mercalli), non rimangono molti anni prima che il pianeta collassi definitivamente – non manca molto prima di realizzare un film distopico con maschere antigas e cibi avvelenati.
Per esempio, recentemente il Brasile, personificato da Bolsonaro, ha annunciato un disboscamento imminente delle zone fino a oggi protette nella foresta amazzonica – le riserve e le concessioni ai popoli nativi sono state in gran parte revocate: tutto in nome del profitto, dacché la natura sarà sostituita da coltivazioni intensive. Questo è un dato preoccupante per la futura salute della terra, così come il fatto che la pianura Padana sia considerata la vergogna d’Italia e dell’Europa, in quanto risulta una delle zone più inquinate  (basti ricordare l’allarme lanciato dalla città di Torino: chiudere le finestre, non uscire di casa per via dello smog incessante).
D’altronde anche la Langa ha assistito a un incessante e progressivo disboscamento, all’invasione di nocciole e vigne, round up Monsanto e pesticidi vari, trattamenti dannosi, alla distruzione di fiumi, biodiversità e specie animali.
Per concludere, il messaggio da lanciare a nostro avviso è ben distante da cosa blaterano i giornali:
per salvare il pianeta, il cittadino dovrebbe cambiare radicalmente rotta – puntare a ridurre al minimo i consumi, gli spostamenti e l’acquisto di beni non necessari.
E le industrie dovrebbero smettere di produrre al fine di riempire i supermercati, cessare la creazione del surplus di merci (destinate a divenire spazzatura) – produrre il necessario, per rispettare la vita di ognuno.
In altre parole se nel nostro territorio le emanazioni di pm10 risultano leggermente ridotte, non significa che stiamo andando bene: i problemi legati all’inquinamento sono molteplici e complessi, partono dai ghiacciai e giungono sino al lavandino domestico. Basti pensare che ogni anno circa 300 milioni di tonnellate di plastica sono sparse nel mondo, e come sostiene il biologo marino Silvio Greco, la plastica ormai la mangiamo e la respiriamo dato che si tratta di nano particelle non degradabili.
Questo sistema, che mira alla creazione di beni futili e di sistemi pubblicitari ben oleati, ruota attorno al guadagno – e alcune persone farebbero qualsiasi cosa per i soldi. Anche rendere l’aria irrespirabile, sotterrare rifiuti tossici, infettare i mari o estinguere specie viventi. Non c’è nessuno dato positivo in questa situazione.

A pugni stretti continuiamo a evidenziare l’insensatezza e l’assurdità di questo stile di vita, boicottando, opponendoci nelle pratiche quotidiane e nelle mobilitazioni.
Promemoria:  sfogliando il giornale, mai fidarsi dei titoli.