La storia resistente del 13/12/1970. Alba Antifascista.

Il 13/12 del 1970, ad Alba, (ex libera Repubblica partigiana) , uno scontro di piazza segnò la storia. E la città si schierò, in modo netto, come a gridare “Sono Antifascista!”.

Infatti il Fuan (Fronte universitario d’azione nazionale) ed Europa Civiltà, due gruppi neofascisti, organizzarono un comizio dai toni nostalgici; la cittadina cuneese si prestava a provocazioni e a istigazioni per via dell’identità derivante dal suo primato durante la guerriglia di Resistenza. Gli ‘ultradestristi’  erano capitanati da Loris Facchinetti, antisovietico e fondatore del partito succitato. Non ebbero successo in quel frangente.
I cittadini albesi si opposero in massa: anarchici, comunisti e dissidenti di varie estrazioni sociali e culturali, si trovarono in piazza per proferire un poderoso No a qualsiasi rigurgito nazionalista.
E l’azione di contrasto ebbe i suoi frutti: oggi in città c’è chi parla di sassaiole, chi si ricorda di spari in piazza Savona, altri rammentano una mobilitazione colorata e significativa, con bandiere, cori e urla di sdegno. In definitiva i fascisti fuggirono a gambe levate e con loro l’ apologia che tentavano di riesumare.

Ci teniamo  a sottolineare come la nostra umile ricerca storica, affondi le sue radici nelle vicende di strada oltre che nell’analisi dei documenti sotto allegati: in altre parole, senza le storie narrate da chi vive i marciapiedi, le bettole o il ciottolato della città, avremmo scoperto nulla: per esempio Walter, da 60 anni albese, rammenta quel giorno come fosse ieri, nonostante fosse un giovanissimo studente. Il suo maestro delle scuole medie, più sconvolto del solito (addirittura sbavava tanto era eccitato), raccontò a lui e a altri ragazzini ciò che era appena capitato, enfatizzando l’eroicità degli albesi. Non tenne alcuna lezione d’italiano, bensì per tre ore si discusse dell’atto  di resistenza appena conclusosi. O ancora Antonio, classe ’50, ricorda d’avere avuto in mano un sanpietrino, ma di avere avuto paura e tremiti; “le bandiere rosse ci davano forza”, dice. Poi Maria, che accompagnava il marito, e che tentava di sedarlo, che se non c’era lei ci sarebbe scappato il morto tanto lui era indignato.
Così continuando la tessitura di un filo lungo settant’anni, contrastante violente politiche d’odio razziale e di prevaricazione, confidiamo nel fatto che dalla storia s’impari e  a 47 anni di distanza, ricordiamo tale episodio come il 13 / 12, cioè la cacciata dei neofascisti da Alba, Prima Libera Repubblica Partigiana.

 

Bibliografia:

 

Vent’anni di violenza politica in Italia, Isodarco
“La destra siamo noi” , Bur, Pansa

The Antifascists – da Atene a Malmo, lotta nelle strade

Svezia e Grecia, seppur agli antipodi a livello geografico-sociale, paiono collegate da un intricato filo politico. In entrambi i Paesi la ‘rinascita delle nuove destre” sta caratterizzando la storia dai primi anni ’00 ad oggi.  E i movimenti popolari neonazisti hanno mutato la loro conformazione, trasformandosi in veri e propri partiti politici, e conquistando l’8% alle urne.

Le reazioni conflittuali, l’organizzazione di una respinta sensata e l’attivismo militante delle cittadinanze in opposizione al neofascismo (e all’odio razziale) sono gli elementi scandagliati e analizzati nel documentario scritto e diretto da Patrik Öberg ed Emil Ramos: The Antifascists, è un film in tour da quest’anno in tutta Europa.
Malmo, Stoccolma e Atene sono i poli attorno a cui ruotano le interviste che donano anima all’inchiesta. Perlopiù attivisti, ma anche giornalisti e poliziotti, sono stati interpellati per tracciare un quadro completo di come lo sdoganamento di ideali obsoleti, provochi null’altro che tensione sociale.
La tecnica di regia sopraffina, il gusto per i dettagli dell’underground (un passamontagna, una molotov, un adesivo), alleggeriscono le sequenze focalizzate sulla violenza fisica, sui morti della lotta, dalla cenere delle quali hanno spesso preso vita movimenti antagonisti e anticapitalisti. Anni di manifestazioni imponenti, attacchi e contrattacchi hanno completato un capitolo storico; testimonianze fondamentali per comprendere i cambiamenti socio-culturali quantomeno a livello europeo.

Per concludere, citiamo i tre punti cardine attorno ai quali il documentario ruota: una voce fuori campo dona alcuni consigli per dimostrarsi un buon antifascista:

1) Mai discutere con organizzazioni fasciste: si legittimerebbe la loro esistenza. Non sono avversari degni.
2) (Ri)Prendere le strade, non lasciarle alle organizzazioni fascista: conquisterebbero consensi infondendo paura, non solidarietà.
3) Non permettere che organizzazioni fasciste prendano posto nel teatro e nel dibattito politico – occorre trovare i mezzi per delegittimare i partiti di estrema destra (che spesso cuciono idee di destra a idee di sinistra).

 

Per informazioni utili riguardo la programmazione del film visita la pagina: https://www.facebook.com/theantifascists/